la splendida spiaggia delle Mauritius
Mauritius

L’anima delle Mauritius

Alessandro ci porta alle Mauritius, un luogo incantato e incontaminato, dove la realtà si mescola al sogno… o forse in fondo – chi può dirlo? – è tutto straordinariamente reale! Intanto concedetevi una pausa e immergetevi con noi nelle cristalline acque dell’oceano indiano e nell’anima più profonda di questa isola!

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Sarà stato solo un sogno, ma posso assicurarvi che al mio risveglio avevo ancora  la bocca spalancata dall’emozione mentre ripensavo a quello che avevo appena vissuto. Ricordo di essermi catapultato all’improvviso all’interno di un immenso giardino dell’eden. Banani, palme, ibisco, frangipane e frutti tropicali coloravano l’intero paesaggio di profumi e colori estasianti. Camminavo accaldato con indosso la mia canottiera e sulle spalle portavo uno zainetto mentre scimmiette e pappagalli rallegravano con la loro presenza la selvaggia natura incontaminata che mi circondava. Afferrai la mia macchina fotografica pronto per catturare con uno scatto i momenti più suggestivi. Affascinato mi voltai, notando ampie distese di canna da zucchero, tè e vaniglia che con il loro profumo mi condussero, insieme alla deliziosa fragranza del fiore di frangipane, all’interno di un piccolo villaggio. Uomini e donne sorridenti banchettavano all’aperto con piatti piccanti speziati dai sapori forti. Quei caratteristici odori stuzzicarono in me l’appetito e per un attimo riuscirono addirittura a farmi dimenticare il buon profumo di vaniglia e frangipane. Il sorriso di un uomo gentile mi donò poggiando nelle mie mani un piatto contenente una squisita prelibatezza da assaggiare. Ma il richiamo di un delfino mi fece ricordare che dovevo proseguire la mia marcia fino al mare. Giunsi su una spiaggia di sabbia bianchissima che leggiadra si strofinava pungente sulla mia pelle abbronzata dal sole dei tropici. Davanti ai miei occhi, uno spettacolo maestoso: l’immensità dell’oceano indiano. Ma nonostante la sua grandezza, sapevo di essere protetto da un meraviglioso muro di coralli colorati che come una cinta circondavano quel giardino e la sua cristallina piscina salata. Nel frattempo qualche imponente onda oceanica in lontananza tentava invano di penetrare oltre la cinta, con il muro naturale della barriera corallina che potente le respingeva. Tranquillizzato e innamorato dalla cristallinità di quell’acqua tiepida, mi tuffai nuotando tra delfini e tartarughe. Incontrai alcune specie di pesci che finora avevo visto solo negli acquari. Mi sentii leggero, felice, senza il peso dello stress della mia normale vita. Mi sembrava di volare immerso nel blu di quella parte calma e tranquilla dell’oceano.

il limpido mare delle Mauritius

Poi di colpo iniziò a piovere. Era la classica nuvola di pioggia giornaliera che dall’alto bagnava l’intera isola. Era ora di tornare all’interno del giardino e andare a caccia dello scatto più bello e suggestivo da fare. Alzando lo sguardo però, uno strano animale simile a una gallina mi fissò domandandomi: – Straniero, prosegui il tuo viaggio senza far del male a questa terra. – Rimasi di sasso. Ma poi lo strano essere scomparì e senza dar molto peso alle sue parole continuai a camminare. Il sentiero mi portò dritto verso un lago chiamato “Gand Bassin” dove l’altissima statua del dio Shiva sorgeva impetuosa. Un pappagallo cinguettandomi nell’orecchio mi sussurrò che per la gente induista del posto il lago era sacro. Scrutando il lago sulle sue sponde notai con grande fascino che vi sorgevano numerosi templi induisti. – Ecco questo è un altro ottimo motivo per scattare una foto – pensai. Poi in silenzio entrai in un tempio rigorosamente a piedi scalzi.
Ma il pappagallo molto saggio mi consigliò di proseguire il mio cammino fino a “Chamarel” promettendomi che li avrei trovato il più chimerico scatto fotografico che cercavo. Mi disse di proseguire dritto per qualche chilometro sopra il monte e poi ci sarebbe stata Tarta, una tartaruga gigante che mi avrebbe accompagnato a Chamarel. Lo ascoltai e poco dopo incontrati proprio Tarta. Era enorme ma gentile e mi disse di risalire sul monte ancora un po’ più in alto e che poi avrei assistito a uno spettacolo della natura unico al mondo. Salii più sopra arrivando a destinazione. Vidi qualcosa di unico al mondo. Rimasi immobile con la bocca spalancata. Ammirai una zona ricoperta da sette strati di sabbia ognuno di colore diverso (rosso, marrone, viola, verde, blu, porpora e giallo). Uno spettacolo naturale dato alla vita dai caldi raggi del sole contro la terra di origine vulcanica di quell’esclusivo luogo.

Altre tartarughe giganti che tranquille passeggiavano sopra quella fantastica terra colorata guardandomi perplesse mi domandarono: – Ma lo sai come si chiama questo posto? –
– No. – gli risposi.
– Si chiama Terra dei sette colori. – mi risposero in coro pappagalli, tartarughe e quello strano animale simile a una gallina che avevo incontrato poco prima. Presi la macchina fotografica e scattai una foto a dir poco meravigliosa. Ma come in tutti i sogni venni sbalzato imprevedibilmente di nuovo in mare, dove un delfino mi trasportò su un’isoletta incantevole chiamata “L’isola dei Cervi”.
Una volta giunto sulla più piccola isoletta mi accorsi che il mare e la spiaggia sembravano ancora più cristallini. Con mio grande stupore osservai sotto riva centinaia di stelle marine che garbate abitavano il cielo azzurro dell’oceano. Ne presi una in mano, estraendola fuori dalla superficie dell’acqua. Ma a quel punto lo strano essere somigliante una gallina, appollaiato a riva tra le palme, osservandomi esclamò: – No straniero, le stelle marine non possono vivere se estratte fuori dall’acqua del mare. – Sbalordito e confuso rilasciai immediatamente la stella immergersi nell’acqua .
A quel punto incuriosito gli domandai:
– Ma tu cosa sei? –
Lo strano essere aprì le ali e con fare aggraziato mi rispose:
– Ma come non lo sai? Sono l’anima dell’isola straniero… tutti mi chiamano DODO. –
La commozione mi congelò il sangue . Caddi nell’acqua svenuto e privo di sensi.

Mi risvegliai nel mio letto ancora emozionato.
Avevo parlato con un animale estinto da secoli, nato e cresciuto soltanto su quell’isola paradisiaca e che a causa dell’invasione dell’uomo si era estinto per sempre.

Le isole Mauritius sono uno dei pochi paradisi terrestri rimasti che ho avuto la fortuna di visitare. Spero con tutto il cuore che l’anima del Dodo protegga quest’isola per sempre. Sarebbe bello pensare che un giorno il Dodo possa tornare a giocare tra le canne da zucchero, nella vaniglia o sulla terra dei sette colori del vulcano. Sperare non costa niente, anche se in questo caso “sognare” un suo ritorno sembra molto più logico. Che dio benedica la natura e… che dio punisca la cattiveria dell’uomo.

Alessandro Cusinato

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